Pecora Brianzola

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Descritta per la prima volta nel 1940 dal veterinario lombardo Formigoni, la pecora brianzola è una razza ovina presente da secoli sul territorio delle prealpi lecchesi, e più precisamente nel triangolo compreso tra le città di Como, Lecco e Monza. Inserita nel gruppo delle pecore alpine giganti da carne, è considerata patrimonio economico, culturale e sociale della Brianza, da cui prende anche il nome. Diffusissima nella zona di origine fino all’ultimo conflitto mondiale, è declinata molto rapidamente nel dopoguerra, fino ad essere considerata estinta negli anni ’70. A partire dalla metà degli anni ’90 è invece stata rivalutata e grazie all’attività dell’Associazione Pecora Brianzola  sono stati messi in atto diversi progetti di recupero e salvaguardia della razza, cui è fortemente legato parte dello sviluppo economico del territorio. Dal 2000, gli allevatori della Pecora Brianzola possono usufruire di contributi erogati dalla Regione Lombardia nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale Regionale, a ulteriore conferma del rinnovato interesse rifiorito intorno a questa razza ovina. Animale molto prolifico - partorisce fino a 3 volte all’anno con un’elevata incidenza dei parti gemellari – è allevata principalmente per la carne, particolarmente richiesta durante le festività pasquali e natalizie. I capi di pecora brianzola sono infatti pesanti (danno cioè molta carne e vengono macellati intorno ai 15-20 kg)La produzione di lana è discreta (2-3 kg l’anno) e sta conoscendo una nuova valorizzazione a livello locale, a differenza di quanto avveniva in passato. Altro settore di non secondaria importanza è quello caseario, visto che con il latte di questa pecora vengono prodotti i famosi Furmaggitt, i Formaggini (robiolini) di Montevecchia, che rappresentano un mito caseario, citati anche in diversi passi letterari.