LA STORIA
Il carciofo romanesco chiamato anche mammola, mamma o cimarolo, è una pianta diffusa nel Lazio già dai tempi degli Egizi. Tuttavia, secondo alcuni storici, furono gli Etruschi a praticare la coltivazione di questo ortaggio, come raffigurato in alcuni affreschi presenti nella necropoli etrusca di Tarquinia.
LA QUALITA'
Attualmente sono due le varietà coltivate lungo il litorale nord di Roma nei pressi di Ladispoli e Cerveteri, una zona particolarmente vocata alla produzione del carciofo romanesco IGP: “Castellammare” (precoce) inizia a produrre fin da gennaio e "Campagnano"(tardiva) inizia a produrre i primi “capolini” tra Marzo e Aprile.
Il carciofo romanesco è grosso, senza spine, di colore verde violetto, con un caratteristico foro all’apice. Il sapore è dolce e gradevole con una consistenza delle foglie esterne e del cuore molto morbide. Produce poco scarto ed è particolarmente indicato per essere cucinato ripieno, ma la tradizione lo predilige alla romana o alla gudia.
Il prodotto ha ottenuto L’Indicazione Geografica Protetta (IGP) nel 2002 (Regolamento CE n. 2066/02) come "Carciofo Romanesco del Lazio IGP".
I carfiofi romaneschi fritti
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Il carciofo alla romana
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Seppie alla romana con finte quenelle di piselli e carciofi
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Gnocchi di carciofo
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Farifrittata ai carciofi
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Torta salata ai carciofi
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