Maccheroni al ferretto

I Maccheroni al ferretto detti anche Maccarruni i'casa appartengono alla più antica tradizione calabrese, venivano preparati con un impasto di semola ed acqua e modellati attorno ad un fustello di salice piangente. Nota è la fama tanto che ne parlava già nel 1847 lo scrittore Edward Lear nel suo Diario di un viaggio a Piedi, nel resoconto del viaggio effettuato nella provincia reggina. Nel tempo il posto del fustello è stato preso da uno speciale ferro simile ad un ferro da calza ma con sezione quadrata che ogni giovane donna calabrese riceveva tra le dotazioni del proprio corredo di sposa.

I maccheroni continuano ad essere prodotti e lavorati a mano in molte case con un impasto di semola e acqua o in talune zone con una miscela di semola e farina di grano tenero con l'aggiunta di uovo. Si condiscono con sughi ricchi a base di carne, in particolare capretto, maiale o anche manzo e una grattugiata di pecorino stagionato o ricotta salata.

Una volta realizzato l'impasto con gli ingredienti detti e nelle percentuali che variano a seconda degli usi locali si confezionano i maccheroni utilizzando il "firriattu" attorno a cui si avvolge la pasta, lavorata e suddivisa in tronchetti, per farle assumere la caratteristica forma bucata. A seconda delle zone i maccheroni assumono anche nomi diversi, nel cosentino si conoscono come fusilli mentre in Sila si chiamno scialatelli o ferretti. Dato il riscontro positivo del prodotto diverse aziende locali producono questo formato di pasta industrialmente con risultati molto simili a quelli domestici commercializzando i maccheroni o fusilli sia freschi che essiccati.