Roveja di Civita di Cascia - Presidio Slow Food

Conserve salate e legumi

Questo è un prodotto estivo

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La roveja è un piccolo legume simile al pisello, dal seme colorato che va dal verde scuro al marrone, grigio. Nei secoli passati era coltivato su tutta la dorsale appenninica umbro-marchigiana, in particolare sui Monti Sibillini. La tecnica di lavorazione manuale della roveja ha scoraggiato in tempi recenti la sua produzione, per cui a partire dalla meccanizzazione dei raccolti è stata lasciata da parte fino a cadere in abbandono. Nel 1998 due donne di Civita di Cascia (borgo dell'alta val Nerina, in provincia di Perugia), Silvana Crespi e Geltrude Moretti, trovano un barattolo di semi colorati, con una scritta misteriosa: roveggia. Il barattolo è un'eredità del nonno. Decidono di provare a piantarli e da lì cominciano a fare ricerche fra i vecchi che la ricordano e rivelano il suo vero nome: roveja. Grazie a loro questo legume è tornato ad essere coltivato in piccoli quantitativi da produttori pionieristici curiosi e coraggiosi.
Nel 2006 la roveja, considerata quasi erba infestante, grazie alla tenacia di queste due donne diventa presidio protetto da Slow Food. Il presidio Slow Food che coinvolge quattro piccoli produttori di Civita di Cascia ha recuperato il seme antico e si propone di diffondere la conoscenza di questo legume, cercando di far partecipare in futuro anche altri piccoli coltivatori che al momento producono solo per autoconsumo.

Poiché la roveja cresce da sempre anche selvatica alcuni ricercatori sostengono che si tratti di un progenitore del pisello comune. Secondo altri è una vera e propria specie (Pisum arvense) differente da quella del pisello (Pisum sativum). In ogni caso la classificazione botanica è ancora indefinita. Esiste invece pieno accordo sulla sua valenza nutritiva: è molto proteica, in particolare se consumata secca, ha un alto contenuto di carboidrati, fosforo, potassio e pochissimi grassi.

A Civita di Cascia la roveja viene seminata a marzo a un'altitudine che va dai 600 ai 1200 m e si raccoglie tra la fine di luglio e l'inizio di agosto. La battitura è simile a quella della lenticchia: quando la metà delle foglie è ingiallita e i semi sono diventati cerosi, si sfalciano gli steli e si lasciano sul prato a essiccare. Quando l'essiccamento è completato si portano sull'aia e si trebbiano. Si deve poi liberare la granella dalle impurità con una ventilazione che avviene con setacci.
Si può mangiare sia fresca che essiccata. Macinata a pietra si trasforma in farina dal retrogusto amarognolo con cui si prepara la farrecchiata.(Notizie tratte dal pieghevole del Presidio Slow Food "Roveja di Civita di Cascia").